Mocanita

5.30 di mattina. Viseu de Sus, regione del Maramures, Romania.
È buio nello scompartimento e l'alba ha annunciato il suo ritardo mandando avanti nuvole scure e una pioggia insistente. Salgono le prime persone, si distribuiscono tra le panche di legno. Le facce ancora assonnate, le mani che liberano i finestrini dall'umidità per vedere quando si parte, per capire che giornata sarà. Sono gli uomini della Mocanita, la ferrovia a scartamento ridotto che si addentra per circa 45 Km nella valle del Vaser, utilizzata per trasportare la legna tagliata dai boscaioli e che sarà poi venduta sul mercato nazionale ed estero. Nello scompartimento qualcuno si riappropria del sonno mentre qualcun altro mangia qualcosa per raccogliere le ultime forze. C'è chi gioca a carte e chi parla di politica sorseggiando birra e horinca. La precaria stufa posta la centro dello scompartimento cerca di contrastare la temperatura esterna che continua a scendere man mano che si sale di quota. Il treno procede lentamente costeggiando il fiume Vaser. Ad ogni piccola stazione lungo il tragitto qualcuno scende. Sono i taglialegna che resteranno nei boschi per diversi giorni, anche settimane. Arrivati a Comanu, quasi al confine con l'Ucraina e a una quota di 1100 metri, il personale della CFF (Compagnia Ferroviaria Forestale), in una lunga sequenza di scambi, manovre, fischi sostituisce i vagoni vuoti con quelli già carichi di legna e inizia il viaggio verso casa. Un rientro che ogni giorno riserva sorprese, qualche pericolo e che richiede un'incredibile dose di pazienza.